Nella definizione di convergenza, la magica parola usata per fotografare l’attuale sviluppo della comunicazione elettronica, è insito una sorta di paradosso. Mentre il termine indica una sorta di riunificazione dei vari sistemi in un sistema unico, l’utente finale si accorge di vivere in una contrastante proliferazione in cui avanzano, per dire,
nuove complicazioni e difficoltà – come tenere traccia e lavorare con i numeri mobili personali, numeri di pager, numeri di fax, numeri telefonici domestici e di lavoro, indirizzi e-mail privati e lavorativi, ‘screen number’ per i sistemi di Instant Messaging.
Si assiste cioè all’incontro di due correnti non perfettamente concordanti. La prima rappresenta la convergenza infrastrutturale fra i diversi sistemi – GSM, GPRS, SMS, IM, PSTN, PC to phone, PC to PC, PDA, SMS to fixed phone, ecc.-, quella di cui parlano i tecnologi, che si muove a grandi passi verso l’adozione di formati digitali e protocolli di trasporto ‘IP-based’ comuni.
La seconda corrente è rappresentata dai diversi regimi di uso e regolamentazione in cui i servizi di tlc, implementati negli ultimi cento anni, cadono. Tale realtà nel tempo ha elaborato giurisdizioni che hanno dato vita e fissato i modi in cui i differenti sistemi dialogano al di fuori dei propri ristretti ambiti. Per la maggior parte essi sono quelli relativi ai diversi Stati nazionali visto che, nell’era analogica, il principio di scarsità rende conveniente le economie di scala derivanti dai regimi di monopolio.
In sintesi, è in atto un confronto tra il mondo delle tradizionali telecomunicazioni, che detiene un peso economico e organizzativo notevole, con entità di governo per la maggior parte gerarchiche e comunque con dinamiche negoziali complesse e lente, e quello di Internet che, con logiche miste e combattute fra intervento privato e pubblico, ha comunque fretta di valorizzare i propri servizi e conquistare gli utenti con novità e creatività crescenti.
In verità, alcune aziende spesso giocano in tutte e due i campi ma risulta chiaramente che quegli attori appartenenti al primo mondo sono maggiormente sulla difensiva mentre i secondi continuano a costruire realtà comunicative stimolanti, anche a costo di moltiplicare e offrire, come avviene, servizi che si presentano frammentati nel loro stesso ambito.
Come affrontare il coacervo delle dinamiche tecnologiche e di regolamentazione dei nuovi sistemi della comunicazione digitale personale è, appunto, il tema di un interessante documento elaborato in forma di promemoria per la Commissione Europea e dal titolo “Policy implications of Convergence of Naming, Numbering and Addressing. An Orientation” (2003) pubblicato a metà Settembre.
Nel documento, come i tempi richiedono, vi sono più domande che risposte ma è chiaro l’intento di affrontare una qualche forma di armonizzazione e di governo delle due diverse dinamiche e dei relativi quadri normativi in quanto il contrasto non può essere “nascosto” se non a danno dello sviluppo del settore e di una continua disputa dagli esiti alternanti ma foriera di sicura confusione.
Già adesso vediamo degli esempi eclatanti. Prendiamo il caso della telefonia su IP, direttamente richiamata nel documento, un tema che ci riserva dei continui aggiornamenti sullo stato del confronto. E’ di questi giorni la notizia che, a fronte della causa intentata dai gestori telefonici tradizionali per concorrenza sleale in quanto si opera fuori dai regolamenti, lo stato americano del Minnesota ha deliberato che Vonage – Internet Service Provider che offre servizi di telefonia IP direttamente sulle linee ADSL dei consumatori – non debba sottostare alle classiche regole del servizio voce in quanto operatore dati.
La stessa Vonage è citata nel documento europeo per il fatto che vende numeri telefonici utente – come è possibile fare rispettando le procedure del piano di numerazione internazionale e nazionale – non associandoli però ad una residenza fissa dell’abbonato. In pratica, questi numeri di telefono consentono al service provider di presentarsi come operatore tradizionale, perché in grado di veicolare le telefonate interconnettendo le proprie centrali IP alle centrali telefoniche tradizionali degli altri operatori, e come operatore innovativo perché, una volta gestita la coda locale, fa viaggiare la telefonata sulla rete dati di internet abbattendo i costi di transito.
Ma quale è il problema di cui ci si lamenta? I piani di numerazione telefonica sono una risorsa delicata e scarsa d’interconnessione in un sistema globale complesso, e quindi è un’entità regolamentata ma disponibile per tutti gli operatori. Vonage, da questo punto di vista, rispetta i regolamenti; tuttavia il sistema era stato pensato in altri tempi ed è evidente che non può reggere molto se la pratica si diffonde in quanto i numeri sono appunto finiti (oddio, si possono estendere….). Ad ogni modo, la nuova pratica è vista come un escamotage per non affrontare in maniera strutturata i cambiamenti. Tale stato fa proliferare i tatticismi e le frammentazioni dei servizi. Un esempio sono i diversi sistemi di Instant Messagging.
Non è naturalmente il solo caso di contrasto tra una policy che deve garantire l’apertura alla competizione per il beneficio degli utenti e i tentativi di resistere – qualche volta partecipando da posizione di forza – ai servizi innovativi.
I sistemi di rete dedicati allo scambio dei messaggi SMS, ad esempio, nati come servizi interni per il personale tecnico che doveva manutenere la rete mobile, sono possibili grazie alla costituzione di un piano di numerazione apposito riservato agli operatori mobili. Le realtà che non gestiscono telefonia mobile non possono usufruirne, né possono accedere ai data base degli operatori. Ma nel momento in cui i congegni mobili personali proliferano, con possibili commistioni tra sistemi di messaggistica diversi (IM ed SMS, ad esempio), tali limitazioni tagliano fuori gli altri possibili attori impedendo l’integrazione dei servizi e dunque il miglioramento dell’esperienza comunicativa.
Ma vi sono problemi anche nell’altro versante, quello degli innovatori. Ad esempio, non è sopportabile che i nuovi operatori siano solo pronti a incunearsi nelle normative e reclamare quando le stesse non permettono di competere e, al contempo, non debbano tener conto delle filosofie legislative maturate nel tempo riguardo a problemi delicati come quelli della privacy e della security.
In questo senso il caso del sistema ENUM è un paradigma veramente chiaro. L’ENUM è un sistema di risoluzione degli indirizzi utente elaborato in ambito Internet e il suo scopo è di far raggiungere una persona (il suo terminale IP) partendo dal suo numero telefonico. In pratica, il numero telefonico è il nome con cui interrogare, tramite l’attuale sistema DNS di Internet (quello che traduce gli indirizzi mnemonici www….. negli indirizzi fisici dei server web), il data base ENUM per avere l’indirizzo IP dell’utente e poter traghettare fino ad esso (per iniziare) la telefonata IP, così come avviene per le pagine web.
L’ITU stesso, l’organizzazione internazionale degli operatori di telecomunicazioni, ha provato a supportare ENUM (opponendosi ad un ‘top-level domain’ specifico per la telefonia IP ) ma il progetto è ancora in uno stato di relativo sviluppo in quanto vi sono enormi problemi da affrontare.
Ad esempio, chi debba controllare il data base (in genere sono gli ‘incumbent’, le compagnie telefoniche nazionali più grandi, che gestiscono i numeri telefonici); come organizzare la ‘root’, un chiaro monopolio nazionale; come implementare i processi di registrazione e autenticazione dello stesso; come salvaguardare la privacy e la security, perché ci sarà un data base cliente dove è riportato nel dettaglio come e su quali canali il cliente è, al momento, rintracciabile.
In definitiva, tornando alla tesi del documento, vi è il velato suggerimento che forse è giunto il momento di ripensare le architetture comunicative con uno sforzo più squisitamente politico, abbozzando dei modelli che sappiano raccogliere il meglio dei rispettivi fronti. Sempre che si voglia superare, a vantaggio dell’utente, la tattica degli escamotage e l’avventurismo nei servizi.
www.Key4biz.it, dicembre 2003