Vi sono fenomeni della Net Economy che al loro sorgere hanno attirato grande attenzione per poi cadere in una specie di oblio informativo, riemergendo di tanto in tanto in qualche trafiletto di cronaca high tech.
Al contrario, l’avventura della Internet Telephony, iniziata come gioco quasi amatoriale nel 1995, continua ad attirare le attenzioni degli addetti ai lavori mentre sta trasformando le infrastrutture e i modi di operare in segmenti di mercato “invisibili” alla grande utenza, in quanto elementi indiretti dei servizi finali e di diretto interesse delle carrier di telecomunicazione e ISP, modi e tecniche che sostituiscono e regolano i traffici voce con la nuova tecnologia.
Si ripete, in un certo senso, la storia della dinamo o del motore elettrico, divenuti effettivamente rivoluzionari a mano a mano che si insinuavano, lentamente e silenziosamente, come elementi di progettazione nativi nelle implementazioni delle nuove infrastrutture e organizzazioni, contribuendo a riformularne le economie.
Con l’offerta di servizi telefonici direttamente all’utenza domestica, la telefonia su IP è approdata alla sua ultima fase di sviluppo per tentare di incalzare gli equilibri economici consolidati nell’industria delle TLC, laddove gli introiti relativi ai venerandi servizi voce pesano per l’80-90% dell’intero fatturato (si stima che il 10% del traffico voce internazionale viaggi già su infrastrutture IP).
Con il crescere delle linee a banda larga sono molte le aziende negli Stati Uniti che offrono servizi bundled dati/voce, oppure anche solo servizi voce che si aggiungono a quelli già attivi sulla linea ADSL. Vonage, ad esempio, prende il vostro apparecchio telefonico e, dopo averlo collegato ad un adattatore che trasforma la voce in pacchetti IP, lo dirotta sul modem ADSL e quindi sulla rete Internet dove un proprio server gestisce i piani di instradamento delle comunicazioni inviate agli altri utenti telefonici , sia broadband che tradizionali (Leaving the phone company out of the loop).
Ma vi sono anche servizi che hanno implementato una soluzione più radicale: telefonate IP solo tra utenti broadband, e per giunta gratis. E’ il pioniere Jeff Pulver (nella foto) con il suo Free World DialUp (Free World Dialup) che ha creato una sorta di Napster della telefonia (dando seguito a un suo precedente e famoso esperimento del 1996) seguito da poco dal fondatore di MP3.com e Lindows, Michael Robertson, con SIPphone (Lindows chief hears Net phones calling MP3 E Phone). In questo caso la rete telefonica tradizionale è saltata completamente: tutto accade sulla rete dati IP broadband dopo aver connesso all’accesso ADSL un telefono IP-native, unica apparecchiatura da acquistare per usufruire liberamente del servizio in una sorta di community peer-to-peer.
Inutile dire che il difficile connubio tra la rete telefonica tradizionale e la rete dati Internet, così come era avvenuto alla nascita dell’Internet Telephony, continua a produrre forti attriti tra gli operatori vista la dimensione degli interessi in campo e la complessa realtà ereditata, sia in termini di gestione e organizzazione commerciale dei traffici che di implementazione delle infrastrutture di commutazione e trasporto. In fondo, nella parte finale della rete è soprattutto il doppino telefonico, l’ultimo miglio, a supportare virtualmente sia la rete dati (ADSL) che il servizio voce tradizionale, ed è, per la maggior parte, di proprietà dei tradizionali player delle TLC.
E’ in questa ottica che vanno forse lette le complicate e farraginose regole (ben 600 pagine) che la FCC, ente di regolamentazione federale delle tlc USA, ha ultimamente emanato nel suolo statunitense (Straightening out the story on telecom’s routing game).
In effetti, da quando nel nuovo settore iniziano a operare anche gli ISP, pendono le diatribe su come calcolare i compensi tra le compagnie che smistano le chiamate tra le diverse reti che interconnettono mittente e ricevente della chiamata. Il quadro si va complicando, ma i meccanismi di routing delle chiamate telefoniche sono comunque da tempo fonte di elaborate sofisticazioni per acquisire, in dipendenza delle diverse rotte, maggiori margini di guadagno. Ad esempio, sfruttando gli arbitraggi tariffari, vale a dire massimizzare i ricavi trovando le rotte di transito al momento più convenienti cosicché può accadere che per parlare al telefono con un connazionale locato su una rete diversa da quella del mittente si possa passare tramite una linea telefonica di uno Stato estero.
Ciò dimostra come la tecnologia, e quella di rete in particolare, vive ed evolve in una sorta di ecologia sociale in cui vanno ricostruiti e riformulati equilibri più generali. In effetti, nel momento in cui la nuova tecnologia si estende ed è pronta per essere commercializzata a livello degli utenti finali, lo scontro si acuisce e la sua integrabilità pretende una responsabilità più ampia, ad esempio riguardo la salvaguardia degli standard qualitativi raggiunti dal servizio telefonico nel tempo e dei suoi meccanismi di tutela.
E così gli ISP non solo devono instaurare tra di loro e con gli altri operatori nuove forme di collaborazione tecniche ed economiche, ma sono anche costretti ad affrontare problemi di altra natura come la garanzia delle chiamate d’emergenza o il supporto dei fondi per il servizio telefonico universale.
La tecnologia coinvolge insomma aspetti tecnici, economici, politici, culturali e sociali che si configurano e sostengono vicendevolmente, rimodulandosi e adattandosi attraverso l’attiva “dialettica” del tempo, una trama che forse non è mai stata così evidente e a “portata di mano” degli utilizzatori dei servizi come in questo periodo. Una ventata di trasparenza che, insieme al concorso diretto dell’utenza nella stessa fase elaborativa della tecnologia, è il portato più interessante della New Economy.
Pubblicato su QUINTOSTATO.IT Martedî 2 Settembre 2003