Le dimensioni dell’ubiquitous computing e la ricattura del mondo
È questo il titolo e sottotitolo di un mio libro che raccoglie una serie di riflessioni sui modi e la pervasività con cui le nuove tecnologie digitali stanno amalgamandosi con le nostre vite contribuendo a trasformarle.
Spesso sono osservazioni nate in seguito allo sviluppo o al lancio di particolari prodotti/gadget tecnologici, figlie delle meraviglie che in questi momenti accomunano specialisti e appassionati, di dibattiti e osservazioni estremamente interessanti che avrebbero meritato, per intensità e acutezza dello sguardo, una maggiore attenzione.
Nel frattempo, siamo tutti sempre più assorbiti in una fitta rete telematica che funziona come un’infrastruttura dematerializzata/deterritorializzata ma reale e vitale, con cui e su cui esperiamo e sviluppiamo le più diverse emozioni/attività, organizzandovi reti sociali su scale che, nella loro indefinitezza per la nostra crescente condizione sincronica, definiamo glocali (globali/locali).
In realtà, come è stato notato, è nella nostra natura prendere le infrastrutture come scontate, percepirle come qualcosa che “sta là”, pronta all’uso e completamente trasparente, qualcosa su cui qualcosa d’altro “gira” o “opera”, che siano i binari su cui viaggiano le carrozze o i computer che eseguono i programmi. Esse rimangono nel sottofondo, sottratte alla scena, ritirate in una strumentalità che ne scherma le intense dinamiche relazionali e le continue prove di sostenibilità a cui, come beni comuni, sono direttamente e indirettamente esposte. Da questo punto di vista le infrastrutture telematiche sono ancora più subdole godendo, proprio per la loro peculiare costituzione, plasmabilità ed espandibilità applicativa, degli effetti, per così dire, di una doppia trasparenza.
In questo lavoro si prova a ridare visibilità e spessore al retroscena dei processi, delle componenti e delle relazioni che, in uno scenario di crescente liquidità mediale e informazionale, stanno caratterizzando originalmente le nostre esistenze.
La presenza ubiqua e la disponibilità di tecnologie dell’informazione e della comunicazione ci predispongono infatti a una porosità comunicativa e un’ecologia relazionale che va interessando non solo i modi di rapportarsi tra persone o gruppi nei più disparati ambiti delle attività sociali, ma anche i termini di inter-mediazione tra le variegate entità che in questa rete si ritrovano inserite.
Con la diffusione e incorporazione dei microcircuiti elettronici e delle tecnologie wireless negli oggetti, nei corpi e in ogni tipo di ambiente, stiamo assistendo a un’innervazione digitale che è anche una rivascolarizzazione culturale e sociale inglobante ogni sorta di componente e di processo, un’opera che si avvale del potere e dell’arte di ri-mediazione di due generi di sviluppi tecnologici specifici e ora convergenti, i media e i computer. Il lavoro prende in considerazione alcuni effetti di questa alchimia tecnologica, che combina in modo nuovo la capacità di fare mondo dei media e l’efficacia funzionale del computing nel creare procedure automatizzate intorno a fenomeni e attività della realtà fisica e sociale, aprendo continue vie all’”altrimenti possibile”.
Come ha già ben evidenziato la sociologia, il loro apporto nell’organizzare sistemi socio-tecnici estesi e allo stesso tempo integranti è stato fondamentale per le società moderne e per le esperienze delle persone, che si sono abituate a nuovi modi di immaginare e operare, così come a nuove geografie situazionali, facendosi carico delle problematicità e ambiguità di una condizione che tende a sovrastare il più circoscritto mondo delle interazioni faccia a faccia.
In effetti, questi processi non offrono nessuna garanzia di sistematicità, rischiando spesso di non saper più riflettere e contenere i comportamenti, le esperienze, i saperi e le competenze che maturano nelle società, mentre le stesse tecnologie della mediazione si dimostrano supporti sensibili alle crisi e ai cambiamenti che investono la vita delle persone. Fattore e sintomo di queste transizioni, l’emergenza tecnologica si presenta così come uno dei campi più vividi per esplorarne le tensioni e affrontare sia la problematicità e ambiguità degli equilibri, sia la novità di soluzioni che delineano orizzonti di concretezza più appropriati.
Prendendo spunto da alcune recenti implementazioni Ict e da una serie di sviluppi che hanno al centro le forme e le relazioni tra il mondo fisico dei corpi e degli oggetti e il mondo digitale delle reti, il libro avanza alcune riflessioni sulla natura, le ibridazioni e le criticità delle nostre attuali ri-configurazioni di vita, evidenziando la pregnanza esperienziale di una condizione in cui l’essere umano ritorna, in una sorta di animismo, a essere parte di un dialogo incessante con le varie entità circostanti, che siano persone, pagine web, voice mail, giochi o intelligenze artificiali (personaggi dei videogiochi, bots, software interattivi, componenti di autovetture, pupazzi antropomorfizzati e artefatti “amici” tipo Nabaztag, availabot, Uebbi, ecc.).
INDICE
Introduzione
Le dimensioni porose dell’infocomunicazione ubiqua
La liquidità dei media e dei computer
Logica ed estetica del telefono multimediale
Piccoli/grandi segnali
Il caso iPhone
Multimedialità, convergenza digitale e personalizzazione
Modelli di business, vecchi attori e newcomer
Il dispositivo
Estetica dell’iPhone
Estetica come esperienza
L’iPhone e l’estetizzazione dell’informazioni
L’iPhone e l’estetica della network society
Il “Cloud Computing”
Cybersocialità
Le architetture solide del “cloud computing”
La socializzazione dell’informatica
Le nuove economie di scala
Mezzi e contenuti
Critica del web 2.0
Morfogenesi digitali
Questioni di presenza
Inter-azione tramite disseminazione
Esseri bifocali, locali e globali
Dis-locazioni
Ri-fondazioni
Bibliografia